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L’empatia operativa: quando la gentilezza diventa azione
L’empatia è una parola bellissima, ma spesso rimane sospesa in aria come un concetto astratto. Quando dici “empatia”, tutti annuiscono. Tutti la riconoscono come valore, tutti la apprezzano, molti dicono di averla. Ma nella pratica, nella vita reale, nel lavoro quotidiano, quanti riescono davvero a tradurre l’empatia in comportamento? Pochi. Ed è proprio qui che nasce la differenza tra empatia emotiva ed empatia operativa. Nel marketing della gentilezza, l’empatia non è solo la capacità di capire come si sente l’altro. Questa è la base, certo. Ma l’empatia che fa davvero la differenza è quella che si vede. Quella che diventa azione. Quella che trasforma lo stato d’animo di una persona nel modo in cui la tratti, in ciò che dici o scegli di non dire, nel come intervieni per aiutarla. L’empatia operativa è un comportamento, non un’emozione. L’empatia non è “capire”, ma “far sentire capito” Questa è forse la differenza più importante. Molte persone credono che basti comprendere un cliente, un follower, un collaboratore per dimostrare empatia. In realtà, ciò che conta non è ciò che capisci tu, ma ciò che sente l’altro. Il cliente deve percepire che tu hai capito. Il follower deve avvertire che tu sei con lui. La persona deve sentirsi accolta, non analizzata. E questa percezione nasce da piccoli gesti concreti: - rispondere in modo chiaro e non frettoloso - riconoscere l’emozione dell’altro (“Capisco il tuo dubbio…”) - usare parole che rassicurano, non che aumentano la tensione - evitare i tecnicismi quando non servono - prendersi qualche minuto in più per spiegare meglio Sono cose semplici, ma potentissime. L’empatia operativa è misurabile Questa è una rivelazione che spesso sorprende imprenditori e creator. Pensano che l’empatia sia qualcosa di astratto, difficile da quantificare. In realtà, l’empatia operativa si misura concretamente su: - tempo di risposta - tono della risposta - chiarezza del linguaggio - capacità di anticipare le obiezioni - disponibilità a risolvere con calma - personalizzazione della comunicazione
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L’empatia operativa: quando la gentilezza diventa azione
L'ascolto nel Marketing della Gentilezza
L’ascolto: la vera arma segreta del marketing moderno C’è una frase che ripeto spesso ai miei clienti, ai creator con cui lavoro e alle persone che seguo nei miei percorsi: “Chi sa ascoltare, vende senza vendere. ”Sembra paradossale, vero? Eppure, se guardiamo sinceramente come si muove il mercato, è la pura verità. Viviamo in un mondo in cui tutti parlano. Tutti postano. Tutti comunicano. Tutti “urlano” nella speranza di farsi sentire. Ma quasi nessuno ascolta. Ed è proprio questo il vantaggio: l’ascolto è diventato una risorsa rara. E come tutte le risorse rare, ha un valore enorme. L’ascolto nel marketing non è un gesto passivo. Non è stare fermi in attesa che l’altro finisca. Non è annuire mentre si prepara già la risposta nella testa. L’ascolto autentico è un atto attivo, una forma di attenzione totale, un modo di incontrare davvero l’altro. È accogliere, non solo sentire. È comprendere e non solo interpretare. È entrare in relazione, non solo prendere informazioni. Quando ascolti davvero, le persone lo percepiscono. Lo sentono, si rilassano e si aprono. Ed è lì che nasce la fiducia. Perché la verità è semplice: ci fidiamo di chi ci capisce, non di chi ci parla sopra. L’ascolto come base della relazione In qualunque ambito – business, contenuti, coaching, vendita, customer care – l’ascolto è la prima forma di gentilezza. È dire all’altro: “Tu conti. Quello che provi è importante. Le tue domande sono legittime. Io sono qui.” Non esiste esperienza cliente memorabile senza ascolto. Non esiste brand amato senza ascolto. Non esiste creator seguito a lungo senza ascolto. Le persone non cercano qualcuno che sappia tutto. Cercano qualcuno che le faccia sentire viste. Ascoltare nel marketing significa leggere oltre le parole Quando un cliente dice: “Ci devo pensare”, spesso non sta dicendo quello che sembra. Quando un follower scrive: “Non ho capito”, non chiede solo una spiegazione. Quando qualcuno smette di rispondere, non sempre significa disinteresse. L’ascolto vero passa anche dai silenzi. Dai dubbi e dalle esitazioni, dai feedback non detti.
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L'ascolto nel Marketing della Gentilezza
La Sincerità nel Marketing della Gentilezza
La verità che attrae più di qualsiasi promessa La sincerità è una di quelle qualità che tutti dicono di apprezzare, ma che pochi hanno il coraggio di praticare davvero, soprattutto nel marketing. Viviamo in un’epoca in cui tutto sembra confezionato, levigato, perfetto. Le aziende mostrano la versione migliore di sé. I creator mostrano solo i momenti vincenti. I professionisti comunicano risultati straordinari e mai un tentennamento. Eppure, paradossalmente, proprio questa perfezione artificiale sta allontanando le persone invece di avvicinarle. La sincerità oggi è diventata ribellione, è diventata differenziazione, è diventata una delle forme più convincenti di comunicazione. Ed è affascinante osservare come, nel marketing della gentilezza, la sincerità non sia semplicemente “dire la verità”, ma un vero e proprio atto strategico di fiducia. Un ponte. Una mano tesa. Un modo per dire: “Io ci sono. E ci sono davvero.” La sincerità non è un rischio: è una forza magnetica Partiamo da qui. Molti imprenditori e creator credono che essere sinceri li renda vulnerabili. Hanno paura che mostrare un limite, un errore, un’imperfezione possa far perdere credibilità. In realtà la sincerità produce l’effetto opposto: aumenta la credibilità in modo esponenziale. Perché? Perché la sincerità è rassicurante. Quando qualcuno ti parla in modo trasparente, senti immediatamente che non ti sta manipolando. Senti che non ti sta spingendo. Senti che puoi fidarti. E la fiducia, nel marketing moderno, vale più di qualsiasi tattica di persuasione. Le persone non cercano la perfezione, cercano l’autenticità. Preferiscono un professionista che dice “qui possiamo lavorare meglio” a uno che promette miracoli. Preferiscono un creator che ammette una difficoltà a uno che finge che tutto sia semplice. Preferiscono un’azienda che si scusa con sincerità a una che finge che non sia successo nulla. La sincerità crea connessione emotiva Questo è forse il punto più importante. La sincerità non comunica solo informazioni: comunica intenzione. E l’intenzione è ciò che fa la differenza tra una vendita forzata e una vendita naturale.
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La Sincerità nel Marketing della Gentilezza
Giornata Mondiale per l'Eliminazione della Violenza Contro le Donne
La Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne è una ricorrenza istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come data della ricorrenza e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare in quel giorno attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza della nonviolenza e del rispetto delle donne. La data della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne segna anche l'inizio dei "16 giorni di attivismo sulla violenza di genere" che precedono la Giornata mondiale dei diritti umani il 10 dicembre di ogni anno, promossi nel 1991 dal Center for Women's Global Leadership (CWGL) e sostenuti dalle Nazioni Unite, per sottolineare che la negazione della violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani. Questo periodo comprende una serie di altre date significative, tra cui il 29 novembre, il Women Human Rights Defenders Day (WHRD), il 1º dicembre, la Giornata mondiale contro l'AIDS e il 6 dicembre, anniversario del massacro del Politecnico di Montréal, quando 14 studentesse di ingegneria furono uccise da un venticinquenne che affermò di voler "combattere il femminismo". Il colore arancione è utilizzato come colore di identificazione della campagna, ogni anno concentrata su un tema particolare. Dal 2014 ha assunto come slogan Orange the World. In molti paesi, come l'Italia, il colore esibito in questa giornata è il rosso e uno degli oggetti simbolo è rappresentato da scarpe rosse da donna, allineate nelle piazze o in luoghi pubblici, a rappresentare le vittime di violenza e femminicidio. L'idea è nata da un'installazione dell'artista messicana Elina Chauvet, Zapatos Rojos, realizzata nel 2009 in una piazza di Ciudad Juarez, e ispirata all'omicidio della sorella per mano del marito e alle centinaia di donne rapite, stuprate e assassinate in questa città di frontiera nel nord del Messico, nodo del mercato della droga e degli esseri umani. L'installazione è stata replicata successivamente in moltissimi paesi del mondo, fra cui Argentina, Stati Uniti, Norvegia, Ecuador, Canada, Spagna e Italia.
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Giornata Mondiale per l'Eliminazione della Violenza Contro le Donne
L'Intenzione nel Marketing della Gentilezza: il punto da cui inizia ogni trasformazione
Ci sono parole che pronunciamo spesso, quasi senza rendercene conto, ma che racchiudono un potere enorme. Una di queste è “intenzione”. La usiamo in mille conversazioni: “avevo intenzione di…”, “la mia intenzione era…”, “non avevo cattive intenzioni…”. Eppure, quando la portiamo nel mondo del marketing, della comunicazione, del business, acquisisce un significato completamente diverso. Diventa un punto di partenza, una direzione, una bussola. Diventa la base invisibile su cui costruiamo tutto il resto. L’intenzione non è un’idea. Non è un pensiero passeggero. Non è un buon proposito di inizio anno. L’intenzione è un atto. Un atto mentale, emotivo e persino energetico. È la decisione profonda di muoversi in una direzione precisa. È un “perché” che viene prima del “come”. E, soprattutto, è ciò che determina la qualità di ogni nostra azione, anche quelle più piccole. Quando lavoriamo nel mondo del marketing o quando costruiamo un progetto personale, l’intenzione è la prima cosa che dovremmo chiarire. Non la strategia, non gli strumenti, non i contenuti. Quelli vengono dopo. L’intenzione è la radice da cui nasce tutto. È ciò che dà tono, forma e colore a tutto quello che facciamo. Ti faccio un esempio semplice. Prendi un creator. Può pubblicare un video per “fare numeri” o può pubblicarlo per “aiutare qualcuno a capire una cosa importante”. Il video, tecnicamente, è lo stesso. Ma l’intenzione è completamente diversa. E questa differenza lo spettatore la sente, anche se non la vede. Perché l’intenzione passa. Sempre. Passa dal tono della voce, dalla scelta delle parole, dalla cura con cui si prepara un contenuto. Passa dall’energia che metti in ciò che fai. Non è spiritualità: è percezione umana. Lo stesso vale per un imprenditore. Può rispondere a un cliente con lo scopo di chiudere una vendita, oppure con l’intenzione di risolvergli davvero un problema. Cambia tutto. Cambia la fiducia, cambia la relazione, cambia la soddisfazione. E, paradossalmente, cambia anche la vendita. Perché le persone sentono quando sono rispettate e quando, invece, sono solo un obiettivo da raggiungere.
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L'Intenzione nel Marketing della Gentilezza: il punto da cui inizia ogni trasformazione
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