P. T. Barnum era un famoso proprietario di un circo, noto per avere un grande successo nell’indovinare storie e dettagli dei propri spettatori. Proprio come un mentalista, l’illusionista moderno specializzato nel leggere la mente, Barnum aveva trovato la formula perfetta: “Avere una piccola cosa per tutti”. Barnum ebbe un tale successo da dare il nome a un bias cognitivo: l’effetto Barnum. È la tendenza a considerare delle descrizioni e dei profili di personalità generali come accurati per sé stessi. In psicologia, un profilo di Barnum possiede quattro caratteristiche: • È vago, • È a doppia faccia (“Sei generalmente felice e ottimistico, ma a volte ti deprimi”), • È caratteristico del gruppo di cui il soggetto fa parte (ad esempio, se il soggetto è un ragazzo, si potrà affermare: “Trovi che lo studio non sia sempre facile”), • È favorevole. Il primo a studiare questo fenomeno fu lo psicologo Bertram Forer, tanto che l’effetto Barnum è spesso chiamato anche effetto Forer. Sottopose 39 dei suoi studenti a un esperimento, presentando loro un profilo di personalità vago, ambiguo e contenente affermazioni generali, prese per la maggior parte da un libretto di astrologia trovato in un’edicola. Chiese poi quanto accuratamente li descrivesse, su una scala da 1 a 5. Il punteggio medio dato dagli studenti fu pari a 4.3. Nessuno diede il punteggio minimo, e solo cinque studenti assegnarono meno di 4 punti. - Lo Studio di Dickson e Kelly Nel 1985, due ricercatori della University of Saskatchewan, Dickson e Kelly, pubblicarono un’analisi sulla letteratura esistente che aveva studiato l’effetto Barnum, andando alla ricerca dei fattori che influenzassero il fenomeno. Le variabili che investigarono furono quelle legate all’interpretazione e quelle soggettive, ovvero quelle legate a chi proponeva il profilo e a chi lo giudicava accurato o meno. Tra le prime, vi erano: ✓ Generalità della Interpretazione. Molte ricerche suggerivano che la ragione principale del tasso schiacciante di accettazione di un determinato profilo di Barnum fosse che queste descrizioni contenessero, effettivamente, caratteristiche che si presentavano frequentemente nella popolazione generale. Un altro possibile motivo era rappresentato da come queste descrizioni erano formulate: i soggetti proiettavano una propria interpretazione, permessa dal linguaggio vago e ambiguo del profilo presentato.